La razionalità come nebbia.

Nascondersi, fuggire da qualcosa, ma a che serve? Ogni tanto dovremmo ricordare di essere degli esseri umani che hanno un organo incastonato in una vera e propria “gabbia” (non solo toracica) e che pulsa quando vuole lui, come vuole lui e, soprattutto, per chi vuole lui.
Nel momento in cui ricordiamo di essere umani, ricordiamo anche di avere un senso di razionalità maggiore rispetto agli animali, i quali vivono in balia dell’istinto che li prevale.

L’uomo, come ben sappiamo, si è sviluppato nel tempo, diventando sempre più intelligente e acquisendo sempre maggiori competenze (si dice); insieme a questo progredire delle sue capacità, l’uomo, ha portato sulle spalle del suo percorso di evoluzione anche un’altra caratteristica che lo differenza dalle altre specie animali, e cioè la razionalità.
Questa “competenza” che l’uomo ha portato con sé nel suo bagaglio culturale (o come volete chiamarlo) sta iniziando a prendere sempre più possesso dell’agire umano.
Partendo dal cervello ha cominciato a pervadere tutto il corpo, fino ad incanalarsi nelle vene e mescolarsi con il sangue, per poi dilagare in tutto l’apparato umano ostruendo, soprattutto, le arterie del cuore. Così, come nebbia che si addensa in una serata umida, ha iniziato a sovrastare ogni minima parte di quel famoso “coso rosso” che vive di autonomia propria e, indipendente, se ne sta lì fermo senza dire nulla, uscendo dalla battaglia come vinto, mentre il vincitore rimane lì a sbeffeggiarlo.