Davanti o dentro uno schermo

Si dice che il “penso dunque sono” cartesiano, che aveva già subito una profonda variante nel “partecipo dunque sono” va aggiornato: sono connesso, dunque, esisto.
Lo psicologo americano Kenneth Gergen afferma che ognuno di noi sia il risultato delle relazioni che lo compongono: è l’unicità della costellazione di esperienze relazionali che distingue una persona dall’altra.

Il maggiore uso di internet aiuta a gestire legami sociali esistenti ma, anche, a crearne di nuovi. E ciò non accade a scapito della disponibilità di tempo, ma grazie a un migliore suo impiego, riducendo il tempo asociale dedicato alla tv o a dormire.
La scoperta, forse più interessante, è che l’uso di internet sembra far emergere il “vero sé” delle persone più di quanto sia possibile negli incontri personali. E ciò è facilmente spiegabile, perché abbatte alcune barriere nell’esposizione agli altri.

Gli psicologi parlano di tre qualità del Sé: il Sé attuale (quello che mostriamo agli altri); il Sé ideale (quello a cui aspiriamo) e il vero Sé, che è quello che veramente percepiamo di noi stessi. Questo vero Sé, che non siamo disposti a rivelare agli altri per paura di esporci e di essere rifiutati, sembra più predisposto a liberarsi nel cyberspazio. Tutto ciò sembrerebbe incoraggiare gli individui a mettere  in gioco aspetti del sé che non sperimenteremmo nelle relazioni sociali reali. Una sorta di “disvelamento” drammaturgico. Tale disvelamento è fondamentale per creare intimità. Solo mostrando la propria vulnerabilità condividendo il nostro  essere più profondo creaiamo legami empatici.

Gli studi hanno rivelato che internet consente esattamente questo. E’ il mezzo che favorisce più intimità e disinibizione, abbattendo le barriere che nella vita reale bloccano le possibilità di rapporti più stretti e diretti.
Internet aiuta le persone che hanno interessi comuni a incontrarsi più facilmente e stabilire un legame. Infine, va detto che internet tende a rendere stabili nel tempo gli incontri e i rapporti che si stabiliscono.

Concludendo, l’indagine di McKenna mette in evidenza che gli individui sono più facilmente disposti a rivelare il proprio vero sé agli altri nella realtà virtuale, nella quale avviano relazioni forti e intime che spesso favoriscono e rimandano a incontri ravvicinati, face-to-face. Offrendo agli individui l’opportunità di interpretare il proprio vero sé, internet rappresenta un palcoscenico virtuale.